
Comunicare per crescere
Di certo, ne avrete sentito parlare. Perché, a dire il vero, l’Enuresi notturna è un problema che interessa due milioni di persone di italiani. E non parlo solo di adulti, ma anche di bambini. Anche se la Giornata Mondiale dell’Enuresi sarà celebrata il 25 maggio, nella speranza di aiutare chi ne soffre, è importante parlare spesso di questo disturbo comune. Però, ancora sotto diagnosticato. Eppure, fare la pipì a letto crea disagio.
Infatti, su un campione di 13mila famiglie è emerso che il 61% dei pazienti con enuresi (oltre 700mila bambini) non si è mai consultato con un pediatra e il 16% di loro ha più di 12 anni. E pensare che il numero di bambini che ne soffre è più elevata di quanto si possa immaginare. In realtà, dopo le allergie, “fare la pipì a letto di notte” è considerata la condizione cronica più comune nell’infanzia. Di certo, è centrale il ruolo del pediatra: è importante richiedere il suo aiuto da subito, senza aspettare che il bambino sia grande, perché fare la pipì a letto, può creare insicurezze e disagio.
“È bene partire, quindi, da alcune buone abitudini – spiega il dottor Antonio D’Alessio, chirurgo urologico pediatrico e pediatra, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Pediatrica dell’ASST Ovest Milanese, Ospedale di Legnano (Milano) – per evitare di fare la pipì a letto e, conseguentemente, vivere dei disagi. Come fare pipì prima di andare a letto, ma anche bere molto durante il giorno, ma poco dopo le 18, ridurre i cibi salati e ricchi di calcio e contrastare sovrappeso e stitichezza. Infine, solo nelle forme più severe di enuresi, possono essere prescritti farmaci in base alla causa scatenante”. Bastano davvero pochi accorgimenti, ma tanta attenzione al fine di non vvere dei diosagi creati proprio dall’enuresi
In ogni modo, attenzione alla componente psicologica. “L’aspetto psicologico non va mai trascurato – spiega la dottoressa Beatrice Casoni, medico psichiatra presso la Casa di Cura Quisisana di Ferrara e Neurocare Bologna. D’altra parte, l’enuresi può rappresentare la causa scatenante del problema visto che fare la pipì a letto crea disagio, ma può evidenziare l’espressione di un problema organico. L’enuresi è, in ogni caso, un tema complesso e andrebbe analizzato, inizialmente dal contesto in cui il bambino vive. I piccoli non vanno mai puniti ma, in ogni caso, compresi e sostenuti. E, qualsiasi cosa accada, per evitare ripercussioni sull’autostima – prosegue la dottoressa Casoni – è bene spiegare ai genitori che il bambino non va mai giudicato, deriso o rimproverato”.
È importante permettere anche alla mamma e al papà uno spazio di ascolto: infatti, spesso anche una madre può sentirsi inadeguata quando non riesce a risolvere il problema. Comunque, come è stato detto in precedenza, è fondamentale il ruolo dei genitori che devono tenere sempre un atteggiamento positivo, senza però trascurare il problema.
In breve, L’approccio all’enuresi può essere esemplificato in tre fasi:
1) togliere al bambino ogni senso di colpa;
2) spiegargli che fare la pipì a letto è una condizione frequente e non deve creare disagio (ne soffre 1 bambino su 10 e ogni notte tre milioni e mezzo di bambini bagnano il letto);
3) esprimergli comprensione nei confronti del suo disagio, parlando del problema con il pediatra.
Per maggiori informazioni: www.pipialetto.net
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